Paqarina

Paqarina è una parola quechua che, per la cosmografia andina, rappresenta il nome dei passaggi, gli interstizi, le vie naturali di comunicazione tra questo mondo e il mondo sotterraneo, mondo al di sotto. "Attraverso queste aperture, come una corrente d'effluvi, i princìpi spirituali degli antenati passano dall'utero della Madre Terra, concepito come caverna... Ancora oggi le giovani di Ayacucho, quando si recano ad attingere acqua alle fonti, si stringono la gonna tra le gambe per non essere penetrate dal wari, il potere sacro che proviene dal sottosuolo, concepito come un soffio." Mario Polia.
Paqarina è la trasposizione bidimensionale di un progetto ambientale, erotico/urbano. 
Si tratta del ritrovamento di una sepoltura, emerge dalla terra ciò che vi è stato nascosto da un uomo, da un bambino, da un cane, dal tempo.
La bottiglia è un cannocchiale ficcato e, al contempo, mammella
La mosca, posata sul gambo del fiore, è intesa come traghettatrice e messaggera perché si muove nel vento e perché tocca cibo e merda, vita e morte.
Il tarassaco è un fiore molto comune sul quale, da bambino, mi dilettavo a soffiare con forza facendo volare via il ciuffo di semi dal capolino, li chiamavo "paracadutisti" e come tali continuo a immaginarli: messaggeri che sfruttano il vento che, a sua volta, liberandoli, spoglia il tarassaco.